È difficile raccontare
qualcosa di sé stessi quando, in fondo, non si ha nulla da dire.
Gente che vive ingiustamente, altri che muoiono senza nessuna colpa.
Una sensazione di profondo squilibrio con se stesso è quella che
prova in questo momento, come anche durante il resto della sua vita.
Mai un giorno che si sia trovato in pace con il suo animo. Anzi,
forse aveva vissuto momenti belli, ma ricordarli era decisamente
faticoso, perciò ci rinuncia. Si accorge di essere andato troppo
lontano con i suoi pensieri, adesso deve solamente fare ciò che fa
tutti i santi giorni da 5 anni a questa parte, ovvero continuare ad
accelerare e a percorrere la corsia preferenziale dei taxi per
portare le persone a destinazione. Poi avrebbe aspettato in silenzio
la chiamata di un nuovo cliente e quindi sarebbe andato a prenderlo.
Ormai è diventato noioso e monotono il suo lavoro. In compenso però
conosce tutte le strade della città. Già, le ha girate proprio
tutte, non c'è più un angolo che non conosca o che non abbia almeno
già visto e che automaticamente pensa di conoscere. Se avesse
qualcuno con cui condividere la città, con cui uscire la sera, con
cui divertirsi, allora avrebbe veramente un senso conoscere la città
intera. Quant'è che non esce con una ragazza? Due, tre anni? Forse
anche di più. Dopo che si è lasciato ha rinunciato a ogni contatto
con un'altra donna. Ha cominciato a trascurarsi, a lasciarsi andare.
Come se poi una bottiglia potesse risolvere il suo problema. Già, il
suo problema.
Al momento l'unico suo
problema è arrivare per le dieci e trenta all'aeroporto. Maledetti
turisti tedeschi. Controlla nello specchietto il suo passeggero,
accorgendosi solo adesso che è una passeggera,
con la a. Carina, tipicamente
bionda. Occhi chiari, da spirito. Il suo modo di muoversi per cercare
il cellulare – probabilmente perché le è arrivato un messaggio –
è delicato, leggero. Il viso scavato da occhiaie di sonno rivela una
notte insonne passata con qualcuno. Chissà cosa avrà fatto. “Anzi,
sarebbe meglio pensare a cosa non ha
fatto ieri sera, l'elenco sarà meno lungo” e mentre formula questo
pensiero gli scappa un sorriso. La passeggera lo vede, anche lei
sorride, mostra i suoi denti perfettamente bianchi, perfettamente
allineati, perfettamente perfetti. Quasi a voler ricalcare in pieno i
pregiudizi sulla perfezione tedesca. Mentre gira in Via Pertini si
ricorda di una cosa importantissima. E cioè che è la prima volta
che sorride da almeno due mesi. Pensa al fatto che si dovrebbe ridere
almeno 15 minuti al giorno, ma se non si può condividere, una risata
è inutile, è solo fiato sprecato. Come gridare controvento.
Semaforo rosso. Dieci e venti.
“Mi
sa che perderai l'aereo” pensa. Forse dentro di sé lo spera anche.
Per passare più tempo con lei, quasi fosse una cura.
«Parli
italiano?».
La
ragazza non si aspettava una domanda. Nemmeno lui.
«Io
parlo italiano non bene..» è insicura, non sa se l'ha detto bene.
“Adesso
cosa le dico? Ma come mi sarà saltato in mente di parlare..” è
come terrorizzato, cerca di contenersi solo perché deve portare
l'auto a destinazione e deve cercare di portarcela integra.
«Non
preoccuparti, lo parli più che bene» sorridono tutti e due «Che
cosa sei venuta a fare qui in Italia?» scandisce le parole per farsi
capire.
«Ieri
sera ho festa con...Freunden...»
«Amici?»
prova a tradurre lui.
«Sì,
amici!» sorride per aver trovato la parola.
Lui
annuisce. Ore dieci e venticinque.
«A
che ora hai l'aereo?»
«Aereo
a dieci e...Scheiße...» nuovamente non riesce a ricordare
come si dice in italiano, allora si sporge in avanti verso il sedile
del guidatore e piazza davanti ai suoi occhi quattro dita della mano.
Mente
lei sorride, lui butta uno sguardo alla mano. Gliene basta uno, anzi,
metà, perché poi deve tornare a guardare la strada. Nota che con le
dita indica il numero quattro, che quindi sta per dieci e quaranta,
ma si sofferma più a pensare ai dettagli. Quella mano, è
bellissima. Le dita magre ma non troppo, abbastanza lunghe, delicate,
di una carnagione candida, quasi bianca, le unghie curate, color rosa
chiaro e...e quando si accorge di ciò che sta facendo ci rimane
pietrificato. Sta avendo un pensiero su di lei, un'immagine erotica,
di loro due nel letto che si uniscono, che si toccano. Deve
assolutamente distogliere l'attenzione da questi pensieri. Guarda
nello specchietto il volto di lei. “È inutile, tanto tra qualche
minuto già non esisterà più”.
«Quindi
dieci e quaranta?» fa anche lui il gesto del quattro con la mano.
«Sì!»
annuisce con un sorriso.
«Allora
siamo in anticipo.»
Fa
una curva per immettersi nel parcheggio dell'aeroporto, si ferma,
scende, apre la portiera alla ragazza, apre il portabagagli, tira
fuori la valigia e la poggia a terra.
«Spero
di rivederti!» le dice, sorridendo.
«Anche
io spero rivedere, tu essere sehr sympathysch!» mostra
ancora il suo sorriso splendido.
Non
conosce il tedesco, ma è certo che stesse per “molto
simpatico”.«Ciao, buon viaggio!»
«Auf
Wiedersehen!»
Afferra
la valigia, e il rumore dell'attrito delle ruote di plastica con
l'asfalto offusca tutto il resto.
Così
com'era arrivata, all'improvviso, già è andata via. Come un lampo.
Cosa
voleva che succedesse, che lei lanciasse via il bagaglio e che lo
baciasse lì, all'improvviso? No, quello esiste solamente nei romanzi
rosa o nei film d'amore, al massimo. Alla fine è andata proprio come
si aspettava. Lei se n'è andata, non esiste più. Ma questo non è
vero. Lei esiste ancora. Esiste dentro, nel profondo. Negli occhi,
per ricordarti che l'hai vista. Nella testa, per ricordarti che l'hai
pensata. Nello stomaco, per ricordarti che ci sei stato male. Nel
cuore, per ricordarti che non era per semplice sesso. Perché l'amore
rimane sospeso, immobile, si avvinghia ai giorni, ai mesi, agli anni
che hai passato con lei, per non lasciarli più. E con il tempo,
diverrà immortale, marchiato a fuoco nella tua carne, e non ti
abbandonerà mai. L'amerai per sempre.
È
ancora lì, all'aeroporto, sta aspettando un nuovo cliente. Ancora
non ha ricevuto nessuna chiamata, perciò rimane lì dov'è, attende
un nuovo turista in visita, o qualcuno che torna da un viaggio, o
chissà chi altro. Lo aspetta col sorriso sulle labbra, lo aspetta
con ansia. Lo aspetta per poter condividere, finalmente, con lui o
lei che sia, le innumerevoli strade di questa meravigliosa città.